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Immagine del redattoreGabriella Capone

Le vetrine della Collezione Permanente al Mudec, Museo delle Culture a Milano


La vetrina è ciò che ci attrae maggiormente quando vogliamo comprare. Soprattutto oggi nella nostra civiltà dell’immagine. Ma è nel Museo che essa diventa più che mai necessaria per ‘raccogliere’, per mostrare’, per raccontare. Nel Museo delle Culture tutti i reperti sono un’attrazione indimenticabile sia per il loro aspetto sia per la curiosità che suscitano, specie i vestiti di altri tempi che possiamo paragonare e avere ispirazione per le le nostre vetrine moderne.

Altri oggetti particolari provenienti da lontano o da mondi sconosciuti ‘espongono’ un ambiente sommerso e sconosciuto delle nostre città e anche mostrano problematiche sociali e politiche.

L’etnografia che è racchiusa nella prima parte della Collezione Permanente è la manifestazione della storia di un popolo con il metodo della ricerca degli oggetti personali, delle usanze, dei riti e c'è anche la presenza dei reperti di animali vissuti in quel contesto geografico o ambientale.

C'è la video istallazione del 'crocodile on a ceiling', è il coccodrillo visto in un filmato nel suo ambiente naturale, proiettato sul soffitto.

La vetrina nella Mostra ‘Exposure. Arte, culture, moda dentro e fuori la vetrina’ è aperta dal 1° marzo 2024 all’8 settembre 2024, è una proposta di approfondimento tra ciò che si mostra spesso nella nostra vita di tutti i giorni o nel passato, e possiamo riflettere sui significati dei materiali o anche solo delle luci, degli angoli rimasti vuoti ma con un ricordo particolare (le antiche edicole votive, per esempio, molte volte svuotate o prive di fiori, che restano lì, vicino ad una strada, per la memoria di chi passa di lì).

Mark Dion presenta in vetrina pezzetti di vetro e scarti di plastica, pur sempre realtà contemporanea, presi dragando i canali di Venezia, 'Riding Neptune's vault'. Anche Damien Hirst mostra 'Dead Ends' i mozziconi di sigaretta, curiosi scarti che fanno parte della vita contemporanea, soprattutto del secolo scorso.

Ma l'ultima struttura non è una 'vetrina' ma un collegamento con la realtà vissuta, una breve presentazione di eventi con una scritta 'vissuta', fatta con il 'neon' (che ormai non esiste più).

Si guarda agli eventi accaduti come gli spruzzi di vernice e cibo su opere d'arte e monumenti e ci si chiede se veramente devono avvenire disastri storici per capire il valore intrinseco di opere d'arte o della 'storia' di alcune popolazioni.

Gabriella Capone




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